Ciao!
Mi chiamo Virginia, dopo una laurea in architettura al politecnico di Milano e qualche anno di esperienza in studio, dal 2018 lavoro come visual designer e illustratrice.
Da piccola volevo fare la pittrice, che cosa romantica!
Oggi ho 30 anni e diciamo che di quel sogno romantico ho mantenuto il desiderio di lavorare con l’immaginazione.
Non amo molto parlare di me e preferisco stare dietro le quinte, ma quando le ragazze di Explorher mi hanno chiesto di raccontarmi ho pensato che potesse essere un’occasione per dire qualcosa sul mio lavoro e sul ruolo del creativo.
Perché, alla fine, cos’è la creatività?
Bruno Munari nel suo “da cosa nasce cosa”, libro che qualsiasi designer dovrebbe aver letto almeno una volta nella vita, ci dice che “mentre l’idea, legata alla fantasia, può proporre soluzioni anche irrealizzabili per ragioni tecniche o materiche, […] la creatività si mantiene nei limiti del problema, limiti che risultano dall’analisi dei dati e dei sottoproblemi”. A-NA-LI-SI dei dati.
Un creativo non è (solo) un distributore automatico di idee.
Il nostro lavoro è costituito da una parte visibile, che è il risultato, il prodotto finito, un progetto di architettura, una bella grafica, un’illustrazione, un’idea, ma c’è una parte ugualmente ampia e complessa che è invisibile e corrisponde a quell’analisi dei dati e dei “sottoproblemi” di cui ci parla Munari. Ed è tutto questo lavoro di “backstage” che fa si che una soluzione sia più o meno valida e soprattutto che differenzia il mio lavoro da quello di un mio collega ad esempio, perché ognuno utilizza il proprio background culturale, formativo, la propria sensibilità e il proprio gusto per arrivare al risultato finale.
Non è molto diverso dall’organizzare un viaggio.
Il planning di viaggio è solo il risultato finale di un lavoro di ricerca e di selezione che deriva da una certa esperienza e conoscenza del settore.
Nel mio lavoro di visual designer e di illustratrice, tutto parte da una necessità comunicativa.
Il cliente deve comunicare qualcosa e ha bisogno di un mezzo per farlo, che sia un oggetto per una vetrina, un allestimento di uno spazio, una grafica per il web.
Anche il mio piccolo progetto personale Lavì Atelier nasce proprio da questo desiderio comunicativo. Ogni volta che mi approccio a una nuova illustrazione, parto da un’idea che abbozzo velocemente a matita su un foglio e poi cerco di elaborarla per rendere comprensibile a tutti ciò che voglio comunicare rimanendo coerente al mio stile personale.
Un’altra cosa bella dell’illustrazione, di cui ho avuto conferma durante le settimane di lockdown, quando una mia illustrazione sul social distancing è stata ripostata da vari profili in giro per il mondo, è che attraverso l’immaginazione e la creatività si possono creare dei ponti virtuali che accorciano le distanze. Un disegno personale all’improvviso è diventato di tutti.
Concludo questo flusso un po’ caotico di pensieri sulla creatività con la speranza di avervi un po’ incuriositi riguardo al mio lavoro e ai lavori creativi in generale.
Se avete voglia di scoprire qualcosa di più su di me e i miei progetti futuri seguite la mia pagina Instagram @laviatelier! Vi aspetto!
Articolo scritto da Virginia Pirondi
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