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Lo Yoga è un viaggio.

Mai come in viaggio mi sono confrontata con me stessa, aprendo la porticina verso l'ascolto dell'incredibile varietà di sensazioni che siamo in grado di provare: il senso di euforia, paura e curiosità la sera prima di partire. La libertà di essere se stessi negli incontri durante il cammino. Lo stupore nello scoprire che possiamo meravigliarci anche di fronte alle piccole cose. La difficoltà di trovarsi in situazioni spesso scomode, lontano dalla propria comfort zone. Un arcobaleno di sensazioni che in viaggio ho imparato ad ascoltare, perché si amplificano tantissimo rispetto alla nostra vita quotidiana.

E così anche lo Yoga è diventato un bellissimo viaggio, un viaggio che possiamo fare da fermi, ovunque, ci basta un tappetino e siamo pronti per partire, e a fare tanti chilometri. L'itinerario è dentro di noi. Perchè quell'arcobaleno di cose che proviamo quando viaggiamo siamo sempre noi: siamo noi con il brutto e il cattivo tempo, quando siamo felici, e siamo sempre noi quando siamo delusi, arrabbiati, amareggiati. Su quel tappetino impariamo finalmente a capirlo, a prenderci la mano e accettarci in tutte le nostre sfaccettature. Impariamo a sentire ciò che accade quando siamo in una posizione, il fastidio, il piacere e, perché no, anche la noia, la fretta di voler essere altrove, la mente che impazzisce, il corpo che si rifiuta di stare fermo. Stiamo con quello che c'è. Per una volta proviamo a restare senza scappare, senza respingere nulla, semplicemente imparando ad accoglierci per quello che siamo.



Si parte da quel tappetino, con la scusa di sentirsi meglio, di risolvere quel maledetto mal di schiena, diventare più flessibili "perché ne avrei tanto bisogno". Il corpo è la prima cosa che impariamo ad ascoltare, è il nostro punto di partenza, il primo passo fuori casa. Ma poi il viaggio continua, e impareremo a fare Yoga anche fuori dal nostro tappetino.

Quindi Yoga non è più solo una sequenza di posizioni al termine della quale ci sentiamo più leggeri e rilassati, diventa uno stile di vita. Il rispetto per il corpo diventa rispetto per se stessi e per gli altri, e impariamo a mettere in pratica nella vita ciò che accade in quella superficie lunga poco più di un metro che è il nostro tappetino, di cui non possiamo più fare a meno.

È uno di quei viaggi che definirei estremi: nel cammino si inciampa, si incontrano bufere, animali selvatici, strapiombi, momenti in cui il sentiero si fa talmente ripido che vorresti mollare e tornare a casa. Ma tra i sentieri scoscesi del nostro essere possiamo orientarci, e la bussola si chiama consapevolezza. Agire consapevolmente, essere consci di ciò che facciamo e di chi siamo, sí, anche di quei lati più scomodi che ci fanno tanta paura. Non può esserci cambiamento senza consapevolezza. E allora, solo allora, qualcosa inizierá a succedere, dentro e fuori di noi.

Dicono che è il viaggio che è speciale, più che la meta. Quindi alla fine ho comprato il biglietto, mi sono seduta sul tappetino e sono partita.


Articolo scritto da Elena Piscaglia

Instagram: elenapisc

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